Racconta due mondi: uno reale e uno virtuale Il mondo reale è cinico, annichilito, spietato, senza aneliti e senza smalto, proprio come lo viviamo, ce lo raccontano e ce lo raccontiamo. Nel mondo virtuale invece succedono cose fantastiche e si possono vivere esperienze che restituiscono alla vita la bellezza magica che altrove sembra perduta. Nella trama del film il mondo virtuale è un videogioco, è imprigionato dietro uno schermo, eppure incide davvero nelle esistenze di chi lo frequenta, crea relazioni profonde, suscita sentimenti intensi, tutto però sembra restare effimero, etereo, impalpabile perché quello spazio fatto di pixel non è attraversabile con il proprio corpo e si può fruire solo attraverso una proiezione di se stessi. Solo lo sguardo che racconta ha il privilegio di attraversare i mondi senza fratture, può così ricordare allo spettatore che sta assistendo ad una rappresentazione, che tutti i personaggi sono fatti della stessa sostanza, sono funzione di una sola narrazione impressa in una memoria digitale. Poi lo sguardo narrante si annienta, diventa rumore bianco, così lo spettatore fuori dallo schermo, questa volta del cinema, forse potrà sentire, come accade alla protagonista nel finale, che il primo passo per cambiare la realtà è quello di provare a scegliere e inventarsi il proprio reale.