Nel cuore di questa storia dorme una bomba a orologeria di nome Belinda, la sorella di Méte che torna a Roma per il matrimonio dei genitori. I due ragazzi, diversissimi tra loro, ma figli dello stesso padre, si conoscono appena e devono condividere per qualche giorno la casa di lei nel centro della città. Belinda, diciassettenne fuggevole e luminosa, non esce mai, e vive senza preoccupazioni apparenti. Méte, profondo e responsabile, ha perso la madre da sei mesi, e ha un rapporto tutt'altro che risolto con il padre Sergio, commentatore sportivo di una TV locale, uomo di cui non accetta le scelte di vita, soprattutto la volontà di risposarsi con la madre di Belinda, Virna. Belinda, Méte e poi Damiano, Bruno, Sofia e Beatrice Plana. Sono loro i giovanissimi eroi di una generazione che cerca di vivere ogni cosa, di afferrare tutto quello che scorre intorno: lo sperpero, il caos allo stato fluido, le rincorse metropolitane, il televisore perennemente acceso che lancia i suoi riflessi azzurri in stanze piene di fumo. La storia mette in campo gli sbandati fratelli minori degli anni duemila, fissandone il carattere liquido e accelerandone il destino. Sono loro gli "Sfiorati", nello scenario di una Roma mai così eterna.