In una piccola palazzina di Roma, tra diversi personaggi bizzarri, vivono Paolo, professore di filosofia di 45 anni,
vedovo e padre orgoglioso, e la figlia quattordicenne Simòne. Paolo è colto, intellettualoide, detesta ogni forma di
modernità alienante, a cominciare dai social network e dagli smartphone, secondo lui autentici veicoli di perdizione.
Simone è in gamba, legge, va bene a scuola, non è omologata. Per il padre, è una robusta ancora di salvezza in un
mondo sempre più superficiale, la prova che i giovani crescono bene se trasmetti loro valori giusti… finché non crescono
troppo. Da qualche mese, infatti, Paolo si ritrova in casa un’aliena che non riconosce più: studia sì, ma non alza gli occhi
dallo smartphone, diventato ormai un prolungamento del suo corpo. Padre e figlia hanno smesso di comunicare: quel
rapporto simbiotico e speciale che prima riusciva a colmare l’assenza della madre della ragazza si è indebolito, o
meglio, “trasferito” verso un compagno più cool e sempre presente… internet.