Il film narra di Biagio Conte, del suo percorso di vita, delle sue scelte radicali e rivoluzionarie che ne hanno fatto un uomo giusto, uno dei pochi uomini giusti che ancora abitano questo pianeta. "La gente moriva per strada, la violenza e la paura era impressa sulle facce e sulle cose, e l'unico Dio era il denaro… Tutto questo mi feriva profondamente e mi faceva star male, e il non poter far niente mi angosciava… Ma consentimi almeno di non essere complice di tutto questo male!". Per questo Biagio ha lasciato gli agi della sua giovinezza e se n'è andato sulle montagne dove ha vissuto da eremita, nutrendosi di erbe e bacche selvatiche. In solitudine ha ritrovato l'armonia con se stesso e con la natura. In solitudine ha iniziato a sentire quel bisogno di spiritualità (che la "civiltà del consumismo" ha espulso dal cuore degli uomini) e a cercare Dio. E l'ha trovato Dio, l'ha trovato attraverso la mediazione di San Francesco. Dopo un viaggio a piedi fino ad Assisi, ritorna a Palermo e si ferma alla stazione dove per anni vive e assiste i "barboni". Li lava, li nutre, li cura, si carica sulle spalle "il dolore del mondo offeso" dà loro dignità e speranza, li chiama "fratelli". E i "fratelli" diventano sempre più numerosi, e la stazione non basta più ad accoglierli tutti. Inizia così un nuovo cammino: occupa l'ex disinfettatoio di via Archirafi da anni in abbandono, e fonda la Missione di speranza e carità. Attorno a lui cresce la solidarietà della gente e la Missione diventa sempre più grande, e le persone che vi vivono sempre più numerose……. Come raccontare tutto questo? Perché raccontarlo ? Biagio non voleva che io facessi questo film, in cuor suo aveva paura di commettere un peccato d'orgoglio, ma alla fine si è convinto e mi ha detto: "Se Dio vuole te lo farà fare questo film!" Io, purtroppo, non ho ancora il dono della fede, ma una cosa è certa: i giorni passati alla Missione in compagnia di Biagio, hanno cambiato la mia vita.