Il 27 Giugno 1980, alle ore 20.59'45", un DC9 della compagnia privata italiana ITAVIA sparisce dagli schermi radar senza trasmettere alcun segnale di emergenza.
L'aereo era stabilizzato in crociera a 7.600 metri di quota, lungo l'aerovia "AMBRA 13" ed improvvisamente, senza lanciare alcun allarme, precipita nei pressi del punto "CONDOR", tra le isole di Ponza ed Ustica, inabissandosi nella cosiddetta "Fossa del Tirreno", profonda oltre 3.500 metri.
Perdono la vita ottantuno persone. Quattordici erano bambini.
I relitti ed i pochi corpi recuperati testimoniano che l'aeroplano è esploso in volo, destrutturandosi in due tronconi principali.
Tre sono le ipotesi che sono state di volta in volta avanzate sulle cause del disastro: cedimento strutturale dell'aereo, una bomba nella toilet di coda, un missile che per errore colpisce il DC9.
Nessuna di queste ipotesi è stata sino ad oggi provata.
Noi abbiamo lavorato per tre anni a stretto contatto con due ingegneri aeronautici sulla mole enorme di perizie e testimonianze effettuate nel corso degli oltre trent'anni trascorsi da quella tragica notte di Giugno.
Alla ricerca di una verità che quelle ottantuno vittime e i loro familiari ancora reclamano.
L'analisi di questo materiale documentale ci porta inevitabilmente a una quarta, agghiacciante ipotesi. Che non ha pretesa di assurgere a verità, ma che ci conferma che tutto il materiale esaminato trova una sua logica collocazione soltanto all'interno di questa quarta ipotesi.