Schede primarie

 

Disponibile da mercoledì 10 marzo su #iorestoinSALA

Un camper rimane posteggiato in una piazzola di sosta in un piccolo paese della Foresta Nera, nel sud della Germania. Ci abitano due persone: un ragazzo e una bambina. C’è molta intimità tra i due. Vanno spesso a mangiare in un ristorante ma il comportamento del ragazzo è talmente strano che il proprietario del locale s'insospettisce e decide di filmarlo con il sistema della video-sorveglianza. Ha visto il ragazzo toccare la bambina in un certo modo. Il ristoratore è di origini alto-atesine e sente la bambina pronunciare qualche parola in ladino. Allora cerca di parlarle, di chiederle informazioni, senza essere visto dal ragazzo. La bambina non risponde. A quel punto prova a parlarle in ladino. La bambina si emoziona e ammette che quel ragazzo non è suo fratello e neanche un parente. I due spariranno pochi giorni dopo. In Italia c’è una poliziotta, Milia Demetz, che lavora alla Polizia Postale e delle Comunicazioni a Roma (al C.N.C.P.O. Centro Nazionale Contrasto Pedopornografia On-line). Nella sua postazione vede e ascolta tante cose orribili visionando i filmati su internet. Un lavoro infernale, passato a identificare le vittime e i carnefici della pedofilia. Un giorno arriva alla sua postazione un filmato con una bambina. La bambina indossa un costumino da bagno, sullo sfondo c’è un grande poster di una spiaggia con le palme. Lei ha un viso dolcissimo. Tenero. Gli occhi sono grandi e tristi. In questo filmato si sente una mezza frase in una lingua un po’ inusuale, pronunciata dalla bambina: è il suo stesso ladino, una lingua che anche la poliziotta conosce. Milia riceve l’incarico di andare a Ortisei, in Val Gardena (Italia) per indagare sulla bambina del filmato. Nel filmato la bambina ha l’aria di non capire quello che le sta succedendo e sembra chiedere aiuto proprio a lei, a Milia. In realtà guarda il suo aguzzino, che non la sta certo aiutando. Ma inspiegabilmente il viso della bambina è ancora pieno di fiducia, non capisce. E lei, Milia, è come se si sentisse ‘chiamare’ da lei, come se solo lei potesse aiutarla. La poliziotta parla spesso alla sua collega psicologa della sua ossessione per quella bambina. Di come stia investigando per capire chi c’era dietro la telecamera. Non riesce a non pensare alla bambina. Chi c’era dall’altra parte della telecamera? Che faccia aveva, che faccia ha, che faccia può avere chi fa cose come queste? E’ quello che la poliziotta continua a chiedersi.