La vicenda si svolge nel Giappone odierno. Misumi, un uomo di mezz’età, viene arrestato per l'omicidio del suo capo, titolare dell’azienda alimentare in cui egli aveva trovato impiego dopo aver scontato 30 anni di detenzione per un precedente duplice omicidio. Ora, sebbene reo confesso, rischia la condanna a morte. Shigemori, un avvocato di successo, figlio dello stesso giudice che all'epoca aveva risparmiato a Misumi la pena capitale, ne assume la difesa con l’obiettivo di ridurne la pena all’ergastolo. Seguono diversi interrogatori per definire la linea di difesa dell'imputato. Nei racconti di Misumi emergono però evidenti contraddizioni e dalle indagini affiorano un passato difficile e numerosi retroscena che gettano nuova luce su tutta la vicenda. In passato egli aveva ucciso due usurai della yakuza mentre la terza vittima lo aveva licenziato dopo il suo rifiuto a contraffare l’origine di alcuni prodotti alimentari. Inoltre la figlia adolescente dell’imprenditore gli aveva confessato di essere stata oggetto di abusi da parte dal padre. Misumi ha dunque agito per vendicare una grave ingiustizia? La ragazza si offre di testimoniare, esponendosi allo strazio della pubblica gogna, per salvare la vita all'uomo, che però, improvvisamente, si dichiara innocente. Shigemori, convinto dell’innocenza del suo cliente, gli permette di ritrattare la sua confessione, consapevole che ciò potrebbe costargli la vita. La giustizia ha le sue procedure, i suoi tempi e la sua verità, c’è chi giudica e c’è chi viene giudicato, e Misumi viene condannato a morte.