Da secoli l’omosessualità è oggetto di riprovazione e di condanna. Talvolta succede di cogliere una venatura di fastidio anche nelle parole di chi, apertamente, nega di nutrire sentimenti negativi verso di essa.
Ma perché? Che cosa offende così tanto nel comportamento omosessuale?
NON SO PERCHÉ TI ODIO pone questa domanda a persone che hanno subito aggressioni omofobiche, persone che le hanno compiute e persone che rappresentano quei movimenti che, negli ultimi tempi, hanno preso posizioni nettamente contrarie alle istanze del mondo LGBT.
Ho incontrato un uomo che è stato condannato per l’omicidio di un omosessuale, il giovane che ha sparato al taxista che, secondo lui, gli aveva fatto proposte. Ma anche il presidente di “Giuristi per la Vita”, che ha inviato una lettera aperta ai parlamentari italiani perché non approvassero il disegno di legge che intende punire l’omofobia, il protavoce di “La Manif pour Tous”, movimento che ha organizzato manifestazioni e convegni contro l’approvazione della stessa legge, il rappresentante nazionale di “Le sentinelle in piedi”, i portavoce di “Forza Nuova”.
E, in mezzo, ho raccolto le testimonianze di chi ha subito aggressioni violente, di chi ha vissuto la propria adolescenza fra le prese in giro dei compagni, di chi ha più volte pensato al suicidio per non dover vivere una vita da omosessuale.
Di chi ha visto il proprio figlio togliersi la vita.