“La società italiana era cambiata, cambiava: il solo modo di vedere in questo momento il sottoproletariato romano era di considerarlo come uno dei molteplici fenomeni del Terzo Mondo” (Pier Paolo Pasolini). Fame, passione e martirio di un povero generico, Stracci, ultimo tra gli ultimi che impersona un ladrone crocefisso sul set di un film su Cristo, diretto da un regista (Orson Welles, doppiato da Giorgio Bassani) marxista ed estetizzante, perso nei tableaux vivants delle deposizioni di Pontormo e Rosso Fiorentino. Un apologo fulminante e bellissimo, un attacco frontale contro il fariseismo che gli costerà sequestri, tagli e una condanna per vilipendio della religione. Fui condannato a quattro mesi con la condizionale in base a una legge fascista che è ancora in vigore perché fra i magistrati di qui non è mai stata fatta una epurazione. Sono molti i magistrati condannati da tribunali antifascisti che ancora ‘siedono a scranna’. Nel codice fascista sono contemplati molti reati di vilipendio, compresi quello alla nazione, alla bandiera, alla religione. Il processo fu una specie di farsa, e la sentenza fu ribaltata in appello. Non saprei ancora dire esattamente perché e di che fui imputato, ma per me si trattò di un periodo tremendo. Fui diffamato pubblicamente per settimane e settimane, e poi per due o tre anni dovetti subire una specie di persecuzione inimmaginabile. Non posso, tuttavia, dire veramente perché tutto questo sia avvenuto, se non come espressione dell’opinione pubblica, che io giudico essere, cosa curiosa, profondamente razzista.
(Pier Paolo Pasolini)