La campagna emiliana bagnata dal fiume Po è terra di forte immigrazione indiana. Qui Krishna, figlio di un brahmino, lavora come mungitore in un piccolo allevamento di mucche da latte. Il contatto quotidiano con la terra e gli animali riporta spesso la sua mente agli anni dell’infanzia in India, caratterizzata da un clima familiare di grande rispetto per la natura. La stessa vicinanza al Po, lo scorrere lento e maestoso delle sue acque, evoca in Krishna qualcosa della sacralità del Gange. Krishna ha un buon rapporto con la gente del posto, anche se a volte ricordi, tradizioni e convinzioni personali lo fanno sentire poco in sintonia con l’ambiente che lo circonda. Quando la sua vita sembra comunque indirizzarsi verso la felicità, anche grazie all’amore di una ragazza russa che lavora come badante, il rifiuto di accettare la macellazione degli animali improduttivi, dovuto alla sua cultura, spinge Krishna a scelte estreme, con drammatiche conseguenze. Una superiore serenità, tuttavia, sembra avvolgere il suo destino.