Costretto a rinunciare al bel progetto ‘africano’ di Il padre selvaggio, Pasolini intraprende un viaggio in Terrasanta per visitare i luoghi reali della vita e della passione di Cristo. Ne nasce un breve film, Sopraluoghi in Palestina per Il Vangelo secondo Matteo, che viene girato nell’estate del 1963 ma il cui commento viene aggiunto dall’autore soltanto nel 1965. Durante il viaggio, la verifica del grado di modernizzazione avanzata di Israele rafforza Pasolini in una sua idea anteriore: girare Il Vangelo secondo Matteo nelle terre abbandonate e povere del meridione italiano, in Puglia, Calabria e Basilicata (con qualche scena nel Lazio). Nel film, realizzato nel 1964 e avallato dalla Pro Civitate Christiana di Assisi, la predicazione di Cristo è calata nella realtà concreta dei poveri, degli emarginati e degli oppressi, mentre è ridotta la dimensione sovrannaturale e miracolistica e acquistano ampio respiro le invettive di Gesù contro i farisei. La predicazione e la passione di Cristo sono raccontate da un autore non credente che si immedesima nello sguardo di un pubblico popolare credente ma filtra la sua visione attraverso la tradizione pittorica religiosa, da Piero della Francesca a El Greco. Se il tessuto figurativo del film evoca con originalità la grande pittura quattrocentesca, la colonna musicale presenta un’estrosa partitura all’insegna della contaminazione, che va da Bach e Mozart alla Missa luba congolese e ai canti rivoluzionari russi.