È una storia vera. C'è una persona che da più di vent'anni manda lettere cartacee scritte a mano a tutti gli autori di fumetti italiani spacciandosi per un ragazzino di 15 anni. Nelle lettere, piene di complimenti, chiede sempre "uno schizzetto" in regalo. Per agevolare il compito ogni busta contiene un cartoncino bianco e un francobollo per la risposta. C'è un fumettista italiano, Gipi, che inizia a indagare su questa persona. Chi è veramente? Perché si nasconde dietro la falsa identità di un adolescente? Vuole girare un documentario, trovare questa persona, intervistare gli altri autori che hanno ricevuto la lettera: come si sono sentiti quando l'hanno ricevuta? E come quando hanno scoperto che si trattava, sostanzialmente, di una truffa? Per realizzarlo, recluta degli amici. Sono solo degli amici. Completamente incompetenti. Nessuno di loro ha mai lavorato a un documentario. Il fonico, per esempio, non sa neppure che non deve stare in campo. Ma c'è una storia da raccontare e, per Gipi, raccontare storie è la cosa più importante che c'è. Ma questa è anche una storia non scritta, che si adatta alle scoperte del momento. Solo per il finale Gipi ha le idee chiare: vuole prendere un bus, caricarlo di tutti i fumettisti che hanno ricevuto la lettera (basterà un solo bus?) e portarli a casa di questa persona. Ma non per metterlo in imbarazzo o svelare la truffa. No. Vuole fargli passare una giornata bellissima, con tutti gli autori di fumetti che gli fanno ogni disegno, a comando, in modo che non debba più nascondersi dietro una falsa identità. Ma le cose non vanno mai come vorremmo. E durante la lavorazione del documentario tutto si trasforma, sfugge, scappa di mano. Ed è così che Gipi si troverà a dover riflettere sul senso stesso del "raccontare storie" e sulle scelte morali che stanno a monte di questo desiderio. Cercando "il ragazzo più felice del mondo", in una ricerca maldestra e dai contorni comici e deliranti, Gipi troverà tutt'altro e lo stesso documentario, alla fine, si trasformerà in un film.