Iran, 22 gennaio 1965. Il primo ministro Hassan Ali Mansour, è stato ucciso il giorno prima da un attentatore con un colpo di pistola davanti al parlamento. Il detective Babak Hafizi, agente della Savak, la temibile polizia segreta dello shah, viene interrogato da un suo superiore su un caso sul quale era stato incaricato di indagare nell'isola di Qeshm tempo prima e rimasto irrisolto. Nel successivo flashback, una Chevrolet Impala di uno sgargiante calore arancione, guidata da Hafizi, cammina veloce su una pista dell'isola di Qeshm, nel Golfo Persico, in direzione di un antico cimitero che le leggende dell'isola vogliono maledetto. Qui, in un alloggio di fortuna ricavato da un ex galeone che soldati portoghesi vi avevano trascinato secoli prima, un prigioniero, confinato nell'isola per crimini politici, pende dalla corda con la quale si è tolto la vita. Intorno a lui, lungo tutte le pareti, brani di una storia, che risulterà poi essere un diario, e simboli sconosciuti. Ad attendere Hafizi c'è un suo collega della Savak, incaricato di sorvegliare il prigioniero da vicino, compito che evidentemente non ha svolto a pieno. Non solo, nonostante il corpo mostri chiari segni di strangolamento, l'uomo insiste sulla tesi del suicidio, premendo per una rapida chiusura del caso. Il giovane Hafizi, forse già stregato dalla bellezza incantata del luogo - una valle nel cuore desertico dell'isola, cosparsa di canyon corrosi dal vento