Narra la leggenda che per millenni le tonnare siano state una delle principali tecniche di pesca utilizzate in Italia e altrove. Quì, nelle camere della morte, tutt'altro che anguste e popolate di canti e di un costante strepitio di muscoli, solo con l'utilizzo della forza fisica, veniva praticata la pesca del tonno, attraverso l'antico uso della mattanza. Tradizione vuole che le prime tracce della pesca del tonno vengano collocate temporalmente in un periodo remoto, addirittura risalente all'antica Mesopotamia. E' documentato come fossero poi state condivise anche da romani e bizantini, nonché dagli arabi stessi che consegnano ai nostri giorni perfino una terminologia ancora in uso. Il Rais è l'anima della tonnara, conosce il suo mare, prepara le reti e ne cura il complicato impianto, sovraintende alla calata delle tonnare, ne sorveglia la resistenza alle correnti, comanda le ciurme di mare e dirige le operazioni di mattanza. E' colui che decide quando sia opportuno aprire e chiudere le camere. E' lui il capo che impartisce gli ordini alle barche, disponendone le posizioni in modo che l'ingresso dei tonni nella camera della morte sia facilitato. E' lui che, nei mesi antecedenti la mattanza, si adopera per scandagliare i fondali e individuare i percorsi in cui i pelagi transiteranno. Il rais della mattanza è un direttore dei lavori, esattamente alla maniera dei governanti degli stati musulmani che ne portano il titolo. E' ai tonnarotti che spetta il compito di legare le intricate e lunghissime reti che formano le camere e che vengono portate al largo con le barche. Le camere, a loro volta vengono chiuse tra reti mobili, le porte, che impediscono ai tonni di uscire e trovare la salvezza. Le barche vengono disposte tutt'intorno alle camere mentre il Rais si pone al centro della "camera della morte", l'ultima stanza in cui si consuma la mattanza.Tutto è scadenzato come seguisse un codice scritto. Il Rais apre la pesca recitando una preghiera propiziatoria. Tutte le imbarcazioni si stringono in cerchio, dirette magistralmente da lui. I Cialoma (canti propiziatori) incalzano dando ritmo alla mattanza, inneggiando ai santi e alla Madonna. Le reti vengono issate ed il turbinio delle acque rivela se la pesca è stata abbondante. Il cerchio si stringe per dare modo al rais di fischiare. E' il segno che annuncia la mattanza finale. I tonni, arpionati vengono disposti sopra il vascello di levante dove i tonnarotti divisi in squadre si posizionano per issare a bordo i tonni nella mattanza.Le barche si dispongono in fila e rientrano in processione verso la costa seguendo il vascello del Rais. Fino a tempi non troppo lontani da noi, il passaggio dei tonni vicino alla costa era un fenomeno che faceva presagire grande prosperità. Si trattava di un rito molto particolare che riassumeva i precetti, i simboli ed i cerimoniali legati a tradizioni religiose diverse tra loro. Così, mentre i tonni, carichi di uova arrivavano dall'oceano per deporre nel caldo mare Mediterraneo, gli uomini del rais si preparavano con canti arabi e richieste ai santi romani, senza dimenticare di rivolgere una supplica al dio ebraico Shalom. L'equipaggio nutrito, che il più delle volte superava il centaio di uomini, si è adesso striminzito, nell'unico luogo in Italia, dove ancora si pratica la mattanza. E' Carloforte, l'ultima roccaforte di questa ritualità antica, ultimo luogo deputato alla pesca del tonno. E sono solo una trentina i pescatori che ancora oggi riescono a svolgere tutte le mansioni necessarie per poter vivere di pesca. Le motivazioni sono tante e spesso non del tutto recriminabili. I tonni in transito sulla costa ovest della Sardegna pare siano stati in netta diminuzione soprattutto nel ventennio 1980-2000 e la maggior parte delle tonnare non ha resistito alla crisi di settore; le nuove tecnologie purtroppo o per fortuna riescono laddove l'intervento umano fallisce e la pesca dei tonni non sembra più essere redditizia come un tempo. Se si aggiunge l'inquinamento delle acque, è presto dimostrato come sia potuto accadere.Malgrado ciò, ogni primavera, l'isola di San Pietro, si prepara a rivivere la ritualità della pesca del tonno. Carloforte infatti, ha saputo resistere alla penuria di tonni e dopo molti anni di magra ha rivisto emergere dal mare, la sua fortuna.Sull'isola, ogni anno il Girotonno è la gallina dalle uova d'oro. Migliaia di turisti provenienti da ogni dove, affollano l'isoletta in cerca delle leccornie a base del prelibato maiale di mare. Ma un altro scotto dev'esser pagato. La presenza dei giapponesi alla manifestazione non è un caso.Il 60% del tonno pescato, infatti, prende immediatamente il volo verso il raffinato Giappone, dove le sue gustose carni verranno utilizzate per la preparazione di sushi e sashimi.Quel che rimane di tutto il resto sono edifici dismessi in cui si procedeva alla trasformazione del pescato, utilizzati come rimessaggio per le imbarcazioni e le reti. Le tonnare volanti continuano a solcare tutto l'anno gli oceani facendo razzia di tutto ciò che un tempo arrivava a poche centinaia di metri dalla costa. La Sicilia, baluardo della tradizione in fatto di tonnare, sfoggia oggi tonnare abbandonate, riconvertite in musei, quando non in resort o residence per turisti. Ne sono un esempio Favignana e Vendicari, dove fino al 2007, si praticava la mattanza solo per scopi turistici. Ancora oggi, le Isole Egadi, sono impregnate del profumo della loro prima economia. Quì tutto parla di tonnare e dei tonnarotti, riconoscibili ancora oggi per le loro facce abbronzate e lo sguardo nostalgico che nasconde non troppo bene l'immenso amore per il mare.