Blow-up è un film che si presta a tante interpretazioni, perché la problematica cui si ispira è appunto l'apparenza della realtà. L'esperienza del protagonista non è né sentimentale né amorosa, riguarda piuttosto il suo rapporto con il mondo, con le cose che si trova di fronte. È un fotografo. Un giorno fotografa due persone al parco, un elemento di realtà che sembra reale. E lo è. Ma la realtà ha in sé un carattere di libertà che è difficile spiegare. Questo film, forse, è come lo Zen: nel momento in cui lo si spiega lo si tradisce. (Michelangelo Antonioni) Le serie di immagini, primi piani e campi lunghi è un'avventura nel tempo. Il fotografo è un enigma, un sorprendente punto di collegamento tra definizione precisa e fantasia. La macchina fotografica raggiunge l'apice dell'obiettività: è la sola testimone di un crimine, e dunque il solo punto di contratto con il mondo esistente. Allo stesso tempo, la fotografia offre la miniatura ironica di un mondo governato dall'ambiguità, dalla precarietà e da un senso d'alienazione quasi ridicolo. Sono questi il paradosso e la 'narrazione' in cui entra il fotografo interpretato da David Hemmings.