Il cinema di Carlo Verdone visto da dentro. Gli attori, le attrici, i collaboratori, gli amici, la famiglia, le strade e le voci di Roma, il gioco infinito di riflessi da cui nascono personaggi, caratteri, storie. Ma anche la tecnica, la capacità di osservazione, l'uso del corpo e della voce, la nascita e la psicologia dei personaggi maschili, il rapporto complicato con quelli femminili. E poi i film e gli attori di riferimento, il rapporto con il pubblico, la casa in cui è cresciuto, l'importanza della figura paterna, gli studi al Centro Sperimentale, una formazione che abbraccia l'underground e lo "Sceicco bianco", Sergio Leone e Pietro Germi, Alberto Sordi e Jack Lemmon.
Il tutto ripercorso nei luoghi più tipici del cinema di Verdone, Ostia, Ponte Sisto, gli studios di Cinecittà, il set di "Posti in piedi in Paradiso". In un viaggio contrappuntato da foto e filmati inediti oltre che dalle testimonianze di collaboratori, amici, familiari. E accompagnato dal sospetto che i suoi film, non di rado, funzionino anche come una sorta di inconfessata autoanalisi. Un gioco sorridente fra le proprie ansie e quelle dei suoi personaggi, le loro "patologie" e quelle del paese in cui vivono, che forse è la chiave di un cinema molto meno leggero di quanto sembri. E di un successo che dura da ormai da più di trent'anni.