“Se lo si può considerare come un seguito di Yojimbo – La sfida del samurai (identico protagonista, che anche se invecchiato di dieci anni non ha perso il vezzo del doppiogioco), Sanjuro è stato realizzato con uno spirito totalmente diverso. Se il primo era un sarcastico e violento pamphlet contro la violenza, il seguito è una raffinata, incantevole favola ironica sui pericoli della violenza, e al tempo stesso un film di iniziazione: suo malgrado, il diabolico Sanjuro è costretto a fare da didaskalos per i giovanissimi samurai e ad andare a scuola di gentilezza dalla signora Mutsuta. Non meraviglia che questa favola al femminile sia piaciuta di più agli adulti che ai giovanissimi, sedotti dagli intrighi e dai duelli di Yojimbo – La sfida del samurai. Anche quando fa un film ‘in due puntate’ Kurosawa non si ripete mai” (Aldo Tassone).