Ci sono voluti più di dieci anni di lavoro per realizzare Innocence, una storia che
racconta Israele tramite il suo esercito. O meglio, tramite gli occhi, i diari e i
filmati familiari di alcuni giovani chiamati alle armi e che non hanno resistito a
questa imposizione alla violenza. “Fino a che punto la narrazione dell’olocausto
è storia e quando diventa invece uno strumento politico?” Con questa domanda,
tanto provocante quanto attuale, il regista Guy Davidi interroga il suo Paese e
realizza un durissimo atto di accusa contro le politiche che educano al culto delle armi e della guerra. Un film dirompente, brutalmente concreto e incredibilmente poetico.