Persepolis è il racconto intenso e avvincente della maturazione di una ragazzina in Iran, durante la rivoluzione islamica. E’ attraverso gli occhi di una bambina di nove anni, la precoce ed estroversa Marjane, che vediamo distrutte le speranze di un popolo quando i fondamentalisti prendono il potere, imponendo il velo alle donne e imprigionando migliaia di oppositori. Intelligente e impavida, la piccola Marjane aggira il controllo sociale dei “tutori dell’ordine” scoprendo il punk, gli ABBA e gli Iron Maiden. Ma dopo l’insensata esecuzione di suo zio, e sotto i bombardamenti della guerra Iraq/Iran, la paura diventa una realtà quotidiana con cui fare i conti. Crescendo, Marjane si fa sempre più temeraria, e i genitori temono per la sua sicurezza. Così, quando compie 14 anni, decidono di mandarla a studiare in Austria. Vulnerabile e sola in un paese lontano, Marjane si trova ad affrontare i problemi dell’adolescenza. Nel frattempo, deve anche combattere i pregiudizi di chi la identifica proprio con quel fondamentalismo religioso e quell’estremismo che l’hanno costretta a fuggire. Col tempo, riesce a farsi accettare e incontra perfino l’amore, ma dopo il liceo si ritrova da sola e con una gran nostalgia di casa. Benché questo significhi mettersi il velo e vivere sotto una dittatura, Marjane decide di tornare in Iran per stare con la sua famiglia. Dopo un difficile periodo di adattamento, entra in un Istituto d’arte e poi si sposa, senza mai smettere di denunciare le ipocrisie di cui è testimone. A 24 anni, però, pur sentendosi profondamente iraniana, capisce di non poter più vivere in Iran. E’ così che prende la drammatica decisione di lasciare il proprio paese per la Francia – piena di speranze per il proprio futuro, ma segnata in modo indelebile dal proprio passato.